Sembra che i campanili che suonano l’ora due volte ripetano l’usanza dei vecchi impianti che suonavano all’ora piena e due minuti dopo per quelli che dalle campagne non avessero udito, la prima volta, il numero di colpi. A Venezia poi, sono due mori a battere l’ora nel campanile di San Marco: il moro vecchio batte cinque minuti prima dell’ora esatta a rammentare il tempo ch’è passato e il moro giovane batte cinque minuti dopo l’ora esatta a dichiarare il tempo a venire. Quindi non solo in piemonte battono l’ora due volte, ma anche le campane di Cluny e quelle di un qualche paese lungo l’Adda, ad esempio.
Chi capirà, domani o mai, cosa sono stati i campanili per noi?
C’è una poesia, anzi un frammento della nona elegia di Rilke, che so a memoria, tanto mi piace.
(…) Forse noi siamo qui per dire. Casa,
ponte, fontana, porta, brocca, albero da frutti, finestra,
al più: colonna, torre… Ma per dire, comprendilo bene
oh, per dirle le cose così, che a quel modo, esse stesse, nell’intimo,
mai intendevano d’essere. Non è forse l’astuzia segreta
di questa terra che sa tacere, quand’essa sollecita gli amanti così,
che ogni cosa, ogni cosa s’esalta nel loro sentire?
Soglia: oh pensa che è, per due che si amano
logorare un po’ la propria soglia di casa già alquanto consunta,
anche loro, dopo dei tanti di prima,
e prima di quelli di dopo… leggermente.
Qui è il tempo del dicibile, qui la sua patria.
Parla e confessa. Sempre più
vengon meno le cose, quelle da viversi, perché
ciò che le butta per sostituirle è un fare alla cieca.
Un fare sotto croste che docilmente saltano appena che
l’interno lavorio dà fuori e si pone altri limiti.
Tra i magli resiste
il nostro cuore, come resiste
la lingua fra i denti
che resta tuttavia, tutto malgrado, per lodare.
(…)
Ecco, potresti chiamarlo ‘ragionamento’?
2 giugno 2013 alle 11:21 AM
Le parole ci permettono di chiamare le cose, ma il loro senso è, come il mondo intero, inesprimibile.
Eppure l’amore tra due persone non ha bisogno e non si chiede il senso. E allora? allora il tempo per l’uomo è “qui e ora” .
“Qui è il tempo del dicibile, qui la sua patria”
Quali parole migliori per affermare il grande valore della vita?
Buona giornata e grazie.
2 giugno 2013 alle 1:16 PM
🙂 grazie a Rilke, vorrai dire. Intuivo, nemmeno troppo vagamente, che tu avresti steso qui la tua sensibilità come si stende la tovaglia per apparecchiare la tavola. un sorriso
4 giugno 2013 alle 5:44 AM
oh, il mio adorato Bau..la prima cosa che mi ha colpita entrando qui
quanto a me
ho le braccia a pezzi
a furia di abbracciare le nuvole
anch’io le ho tutte rotte, e vedo che altri le hanno uguali a me
al mio grande piacere, incontrandoli, di riconoscerli
4 giugno 2013 alle 6:19 AM
forse il punto è trovare i propri simili… dovremmo abbracciare gli alberi, i sassi, le stelle di mare 🙂
4 giugno 2013 alle 8:21 AM
quelli ci graffierebbero, pungerebbero, ci avvelenerebbero, forse perché tutto in natura ha un suo estremo che è proprio dell’esistere e del morire… difficile trovare zone neutre ( che poi forse, sarebbero anche noiose)tutto sommato meglio le nuvole