Quando Betta entra in cucina, c’è una vera rivoluzione. L’ordine maniacale che regna sovrano quando cucino, oggi è sottosopra per la mia ansia. Sto sgusciando gamberi a crudo sotto il getto dell’acqua e mi dondolo nervosamente da un piede all’altro. Lei entra, cauta, si prende una birra dal frigo e si accoccola sullo sgabello, quello alto.
– Torna Ulisse, vero? – mi chiede sorniona, piluccando nocciole sgusciate da una ciotola davanti a sé.
– Si, arriva fra poco. Non guardarmi così
– Come ti guardo? – chiede con una finta faccia sorpresa e risentita
– Come si guarda un pollo sullo spiedo.
– Ti senti un bel bocconcino? – sorride, attingendo ancora dalla ciotola
– Non rompere Bettina, sono incasinata e mi aspetto solidarietà, da te.
– …mhm. – Sembra una tregua, ma abbassa uno sguardo avido verso le nocciole e io capisco che sta partendo all’attacco.
– Dopo un mese di assenza, dovrebbe come minimo portarti fuori a cena, lo sai vero?
– Mi piace cucinare. Quando cucino per te non ti lamenti mai.
– Di’ piuttosto che ti piace fare la geisha
– Forse… Sei stata dal medico? – Cerco di svicolare, se parte con uno dei suoi sermoncini femministi, è la fine.
– Io non ti capirò mai. Lui in mare per “seguir virtute e conoscenza” e tu a casa a fare la calza. Ma come ce l’ha, d’oro?
– Ma quale calza Bet? Ti sembro Penelope?
– Proprio perché so che Penelope non ti si addice, deve avercelo d’oro.
– …
– Ma non potevi metterti con un bancario?
– Sai che palle! – sorrido – e piantala di mangiarti tutte le nocciole
– Sono troppo allettanti
– Ma chi, i bancari?
– No. Le nocciole, che devi farci?
– Il pesto di broccoletti, la pianti?
– Mamma che buono, posso fermarmi a cena?
– Vai via – sibilo, fingendo di colpirla con un cucchiaio di legno, ma lei non se ne va.
– Allora?
– Allora che?
– Allora è questo vero? Il sesso. – Carica le due esse della parola con un sottile sottinteso, come se ce ne fosse bisogno
– Lo dici come se fosse un crimine
– Ioo? Ma nemmeno per sogno! Mi conosci Cris, non sono certo una santarellina. Però…quest’uomo…t’ha fatto “qualcosa”.
– Si, la spesa – Rido apertamente
– Magari tu permettessi a qualcuno di farti la spesa. Tu sei l’ultima hippy in circolazione. Qualsiasi altra donna alla tua età si sarebbe trovata un bel marito, si sarebbe fatta intestare una casa e avrebbe un conto in banca a doppia firma.
– E anche un bel palco di corna, vero?
– Perché, vuoi dire invece che questo qui non ti tradisce? Uggesù, passa quattro mesi ai Carabi, sei mesi in Mediterraneo e sta solo due mesi a casa. Non vorrai farmi credere che c’ha l’interruttore sull’ipofisi!
– A parte il fatto che non è vero che stiamo insieme solo due mesi all’anno e tu lo sai, avrà anche delle altre, non voglio saperlo, di certo è ancora qui che torna ed è ancora esattamente l’uomo che voglio.
– Oddio, di nuovo Ulisse e Penelope? Ulisse era un gran figlio di puttana, te la sei letta l’Odissea?
– Ancora co’ ‘sta Penelope, Bet? Io sono Circe, non Penelope
– Ecco, l’avevo detto io che c’entrava il sesso. Si può sapere che ti fa quest’uomo, Circe.
– Sei curiosetta morbosetta
– Si – e ride.
– Potrei essere io a fare qualcosa a lui, te lo sei chiesta?
– Sai che ci vuole, a trasformare un uomo in un porco. Non mi dire che è così semplice.
– Sei tu che banalizzi. Non si tratta di pulsioni così elementari.
Betta non risponde. E’ diventata all’improvviso seria.
– Sa giocare coi contrasti, e io per lui mi faccio mare e porto.
– Contrasti. Ah, vero: Ulisse è così, temerario e cacasotto. Vuol sentire il canto delle sirene, ma si fa legare all’albero della nave, non si sa mai!
– Sei insopportabile, quando ti ci metti.
– Cris! Sei tu che te la stai raccontando. Ti ci vuole un uomo che sappia essere presente, un portatore di benessere.
– Si, quando lo trovi mi fai un fischio. Sto bene, sto bene così. Non voglio un uomo perché mi aiuti a piegare le lenzuola, né una stampella, né una carta di credito, per fortuna. Guardati intorno: le coppie stabili che conosciamo stanno insieme come pariglie di cavalli, attaccati allo stesso tiro ogni mattina. Io ogni mattina voglio poter scegliere.
– Balle. Non scegli comunque perché sei nello stesso tempo sola e legata. Tiri la carretta da sola, fai tutta la fatica da sola.
– Io vorrei sapere perché ancora pensi che gli uomini debbano accudirci, mantenerci, toglierci le castagne dal fuoco in cambio del fatto che gliela diamo e non sei disposta a riconoscergli la loro identità.
– E quale sarebbe st’identità, sentiamo
– Un’identità diversa dalla nostra e non sta scritto in nessun posto che debbano essere come servono a noi. Gli uomini si rassicurano con la quantità, il loro desiderio è eterodiretto, sono collezionisti, se uno di loro assistesse a questo dialogo, avrebbe voglia di farsi sia me che te. Non selezionano, è così che conoscono ed è vero sono tante barchette in mezzo al mare. Se non fosse così, col cavolo che su un tipo corto e nero, incolto, astuto e puttaniere ci avrebbero scritto nientepopodimeno che l’Odissea e Dante ci avrebbe sprecato l’ultimo canto.
– Ma questa è una concezione primitiva, tu stai negando secoli di evoluzione, allora a che serve la cultura di cui parli? Gli uomini hanno il diritto di restare uguali a se stessi e le donne hanno il dovere di farsi il culo senza possibilità di cambiamento?
– Tu chiederesti a un leone di occuparsi della prole? Chiederesti a una balena maschio di essere poligamo? Non ti passa nemmeno per la testa. Perché solo noi dobbiamo arrovellarci cercando di cambiarli?
– Okay, ma io non ti dico di cambiarlo, ti chiedo di prenderti una balena, tutto qui.
Betta è così, a lei interessa la meta, mai il percorso. Ma il campanello suona e lei sgaiattola lesta dalla porta che dà sul giardino.
20 ottobre 2012 alle 3:57 PM
invidio la naturalezza dei tuoi dialoghi, una bravura che mi manca e che credo ce abbia a che vedere con il saper fare le torte, sai il perfetto equilibrio tra gli ingredienti, io metto sempre troppo uovo, e non sempre l’uovo era previsto. ml
20 ottobre 2012 alle 4:13 PM
Sorrido. Le torte c’entrano. Ma solo perché sono concrete, sono idea, poi materia, poi forma, poi profumo, poi sapore, nutrimento, energia. Tu stai sempre un gradino più su, o di lato, o più avanti. La differenza è che io faccio torte, tu fai poesia. 🙂 una carezza.
24 novembre 2012 alle 12:34 PM
Ehm, un “portatore di benessere”?? non so mica “se me la farei” una del genere 🙂 Scherzi a parte, la sgusciatrice di gamberetti è la donna del millennio. Dovrebbero clonarla e inseminarci il pianeta, per la salvezza della razza. Il dialogo è sciolto e naturale. Ti aspetto di là, che c’è la prima puntata indiana della serie. alex
24 novembre 2012 alle 8:20 PM
la sgusciatrice di gamberetti, c’è chi pensa che una basta e avanza 🙂
25 novembre 2012 alle 2:46 PM
scorrevole e divertente, convincenti e direi, vincenti, i dialoghi.
generazioni a confronto sul dilemma ” me lo tengo così com’è o me lo tengo solo se è come voglio io?” 🙂
25 novembre 2012 alle 3:29 PM
ciao Cecil
che sembri un dialogo tra generazioni diverse mi fa pensare che ho Scalibrato qualcosa: in effetti le due sono coetanee, amiche di quelle inossidabili. Oppure, Betta è un’altra ego, una voce interiore, sai quei battibecchi che le donne (e forse anche gli uomini) mettono su con se stesse e che le dividono in due. Però, però. Può essere che appaia come un confronto tra matura rassegnazione e ribellione giovanile, se è vero, non si cresce mai abbastanza. Il pretendere che sia “come voglio io” nega la relazione, la riduce a soddisfacimento di bisogni, più che a quella conoscenza profonda che preme a me.
Grazie di esserti fermata 🙂
4 dicembre 2012 alle 4:55 PM
mi sembra tutto calibrato. anche se sono coetanee, le altre opzioni ci stanno tutte, sono due punti di vista differenti: betta e l’alter ego. matura rassegnazione/ribellione giovanile (e questi sono due modi di essere che non sempre dipendono dall’età :-), ma forse era stato questo a farmi pensare a due generazioni diverse.), e soddisfacimento di bisogni che mi sembra la filosofia di Cris, contrapposto al sentimento-accettazione dell’altro-consapevolezza del compromesso-ma mantenendo la propria autonomia etc.etc. di Betta.
a presto
7 aprile 2013 alle 2:30 PM
mi piace molto.
….però voglio una terza via!
7 aprile 2013 alle 3:51 PM
ce n’è sicuramente una terza una quarta, una quinta…. 🙂