PoveraPazza

Il sogno

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Ce l’ho duro.
Gesù, è un’erezione fantastica, eccitazione pura e idiopatica che mi annebbia la vista e mi riduce a quest’unica, rigida consistenza pulsante, sento il desiderio che mi scende caldo all’inguine, la densità e la pressione del sangue che invade, si riversa nelle vene, mi espande in una sorta di continuità con il mondo, siamo una cosa sola, io e lui, indissolubile, di più: io sono il mio cazzo, sono la mia potenza, incontrastata integrità di carne dura e animo purissimo, tesa in maniera insopportabile verso il piacere, sembra incrollabile, così tanto, così rigido e potente, da restare così per sempre
duro che duri, oh yes
mi sembra anche di avercelo lunghissimo e per favore nessuno mi dica che le dimensioni non contano, non ora, che ho questo coso tra le gambe, che sembra quasi che basti avercelo dritto e forte, così forte e non sia invece complicato, profondo, sensibile, labirintico, ho voglia, una voglia scriteriata di infilarlo da qualche parte – ne ho bisogno – ed e’ innegabile che devo placarla mettendolo in un luogo accogliente, caldo, stimolante. un ventre di donna abbastanza consapevole da goderselo fino in fondo, possibilmente golosa, generosamente desiderante
magari spregiudicata, magari
sento voci, richiami lontani e una sequenza rapidissima di visioni carnali mi scorre nella retina, corpi che si accoppiano, no, un corpo, il mio, sempre il mio, forte e minuto, delicato e possente, con le tette e senza tette, maschile e femminile, unito con se stesso. Ma poi l’uccello prende il sopravvento e reclama imperioso. e il problema è trovarla, una donna, a quest’ora di notte. Questa notte così bianca, abbacinante, una specie di coltre lattiginosa che avvolge il mio corpo seduto sulla poltrona, le spalle larghe e quest’erezione pazzesca che spunta dal candido nulla come un bucaneve
assurdo
una corrente di desiderio cieco m’intossica il sangue mentre la testa mi fluttua leggera in un mare di pensieri osceni, roba da perdere ogni controllo, fino a poter sentire mia fino in fondo una qualsiasi femmina dotata di appetito sufficiente per apprezzare questa prelibatezza, capace di andare in fregola senza riserve, e dare e ricevere con la stessa fottuta intensità,
no, non una qualsiasi
la volpe che stamattina spingeva un carrello al supermercato, per esempio, piccola e sinuosa, così elegantemente proporzionata, con quella colata di rame che le scendeva voluminosa fino al culo e quel culo che sapeva dondolare così bene da calamitare ogni sguardo. Solo all’idea il cazzo mi si contrae ancora di più, mi fonde dal desiderio di affondare in quel calore e guida la mia mano, sento brividi di piacere scorrermi lungo la spina dorsale e ogni nervo del mio corpo si tende di eccitazione.
Ma anche se per incanto si materializzasse ora un esemplare femmina di tal specie dovrei corteggiarla, adularla, conquistarla e tutte quelle menate lì, che le donne si aspettano prima di dartela. Mica posso dirle scusa carina mi presteresti uno dei tuoi graziosissimi pertugi che devo cogliere l’attimo, perché mica tutti i giorni mi si presenta l’occasione di un’erezione così, da non perdere al punto che nemmeno vorrei del sesso triviale, perché sarebbe troppo facile adesso sbrigarsela soltanto con una spudorata manifestazione di potenza, svilirsi in una concezione così bassa della sessualità maschile, che il cazzo è potente e fragile come l’amore: quando ce l’hai, hai anche immediatamente paura di perderlo. E’ sempre maledettamente sincero, troppo sincero
e tirannico
al punto che non ti resta che simulare tutto il resto, per difenderlo e difendersi da tutta quella sovraesposizione e costringersi a far apparire prosaico ciò che è sempre spirituale. Il contrario di quello che fanno le donne, in pratica – chè la fica sa fingere – e il motivo per cui siamo distanti, così distanti e destinati a un eterno rincorrersi che non si conclude mai
una spirale di insensatezza
meglio, molto meglio sentire l’ottusa pervicacia di questo desiderio e nient’altro che il bisogno di soddisfarlo, lasciare che la mente abdichi al corpo e seguire solo ciò che dai sensi arriva direttamente al cazzo senza attraversare la coscienza, seguire il piacere che mi sale dai lombi e proseguire verso la vampa morbida che mi ridurrà in pezzi e restare a bocca aperta per la sorpresa e la ricerca affannosa dell’aria e …

Apro bruscamente gli occhi nella penombra della nostra stanza. E la tua schiena ampia e chiara mi abbaglia. Una vela gonfia del tuo respiro quieto nel sonno, mentre scivolo silenziosa sul lenzuolo per attaccarti il corpo al corpo. Aderire e svegliarti con la delizia delle punte dei miei seni a inchiodarti le scapole, chè sembra sempre tu possa aprire le ali e volare via, mi sveglia. Immagino le tue ciglia lunghe, l’anima che proteggono e sento sotto i polpastrelli la spigolosa convessità della tua spina iliaca. Poi mi riempio la mano, sorridendo al mugolio che ti strappo, all’imperioso tuo crescermi nel pugno e al fecondo potere della mia femminilità. Mi crogiolo nel tepore che mi cedi, languida come so essere quando sei tu a chiedere che ti ceda tutta la mia potenza, affondando nel contrasto tra fusione e separatezza, in quella sorta di comunione in cui io sono io e tu resti tu, per tutte le volte che abbiamo varcato i confini dell’arrendevolezza, per l’abbandono conquistato e la conquista del possesso e per quando è stato come se io avessi il cazzo e tu la fica.
Non vedo di cosa dovrei essere invidiosa, caro Sigmund, che ad avercelo è così faticoso. Mentre posso possederlo in questo modo pieno di mistero, che mi strappa al sogno e mi precipita nella vertiginosa certezza dell’appartenenza.

è su Obsexion 2013, ed Damster

9 thoughts on “Il sogno

  1. duro e crudo. ma quello che viene spontaneo chiedersi è: è nato prima l’uovo o la gallina? l’erezione onirica o la manina golosa? ml

  2. è lei che se la suona e lei che se la canta, Tarlo. (o quello è il gallo?)
    davvero è così crudo e duro?
    (ho rivisto qualcosa dopo lo stacco, che mi rendo conto che era abbastanza incomprensibile il passaggio tra il sonno e la veglia)
    grazie 🙂

  3. Scritto come una poesia, bello in finale in modo particolare. Io amo questi finali inaspettati.
    All’inizio mi meravigliavo che questo “maschio” sentisse gli stessi sentimenti che sento io come donna [..] il piacere che mi sale dai lombi e proseguire verso la vampa morbid [..]
    Mi è piaciuto leggerti… grazie !!!

  4. ma grazie a te, Andreina e benvenuta 🙂

  5. è stato un piacere trovarti 🙂 non rigrazio un certo tipo che con le sue montate mi ha portato in un certo modo quà hehehe
    ora ci sono e qui rimango hahaha 🙂

  6. hai una sensibilità stratosferica, tale da poter svolgere maschile e femminile senza soluzione di continuità. c’è un solo punto del “delirio” maschile dove si sente la donna. E anche l’Eros, mi ripeto, ha un tuo segno particolare e unico.

  7. “tu sei troppo indulgente” 😀
    ma non vale, mo mi dici in quale punto m’è scappata la femme. dov’è?

    grazie Alex, sto in piena sfida adolescenziale contro certe figure maschili del tutto fenomenologiche che si trovano in certi raccontini zozzi di penne femminili.

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